INTERVISTA a Sami Adnan, fondatore di “Workers Against Sectarianism”. «Le richieste della piazza – afferma Adnan – sono simili a quelle dei periodi precedenti, ma sono diventate più precise e mirate. Si va oltre l’appartenenza religiosa»
di Maurizio Coppola
Berlino, 6 novembre 2019, Nena News – Alle proteste esplose ad inizio ottobre nelle maggiori città dell’Iraq il governo autoritario ha risposto con una violenta repressione. In trenta giorni di manifestazioni si contano già centinaia di morti e migliaia di feriti. Pochi giorni fa il premier iracheno Adel Abdul-Mahdi ha dichiarato di essere disposto a dimettersi così come l’aveva già fatto il suo omologo libanese Saad Hariri. Non tutte le forze reazionarie accettano questa sua decisione, cosa che però conta ben poco viste le rivendicazioni che vanno al di là del cambiamento personale nel sistema politico settario.
I manifestanti chiedono il cambiamento dell’intero sistema politico e risposte radicali alla disoccupazione dilagante, alla mancanza di servizi di base e a un sistema politico settario che ha riempito le tasche di pochi malgrado le vaste entrate statali provenienti dall’industria petrolifera.
Dopo una breve tregua, le proteste hanno ripreso il 25 ottobre e le strade irachene si sono riempite nuovamente come non si vedeva dalla caduta del regime di Saddam Hussein.
Ancora ieri i manifestanti sono scesi in strada per bloccare le vie principali, metodo copiato dalle proteste libanesi scatenate a metà ottobre. Le immagini che circolano sui social media mostrano una vera e propria guerra civile tra due parti totalmente squilibrate: da una parte le forze di sicurezza irachene che senza nessun timore sparano gas lacrimogeni ad altezza uomo e le milizie iraniane che sono venute a soccorrere il governo iracheno per “stabilizzare” la situazione socio-politica in Iraq; dall’altra un popolo composto per lo più da giovani disoccupati con l’unica arma della determinazione per rovesciare un sistema incapace di riempire le loro pance e una solidarietà popolare che si esprime proprio nell’organizzazione delle piazze.
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